Autismo e trattamenti efficaci - Abbiamo incontrato lo psicologo Marco Esposito
Abbiamo
incontrato il dottor Marco Esposito, psicologo e supervisore dei piani
educativi per bambini con disturbi dello spettro autistico, per comprendere
meglio cos’è l’autismo, per conoscere il ventaglio delle terapie disponibili e
per poter dare qualche informazione utile e qualche indirizzo web alle famiglie
troppo spesso costrette a doversi muovere in una giungla burocratica per poter
beneficiare dei rimborsi per le spese sanitarie.
Cos’è l’autismo?
“L’autismo è un disturbo del neuro
sviluppo che si diagnostica in modo precoce a tre anni di vita del bambino. I
primi segnali è possibile anche osservarli prima dei tre anni di vita, però va
detto che è una disabilità che può avere anche una regressione, ossia bambini
che alla nascita appaiono come bambini tipici, poi, intorno ai 18 mesi, possono
avere una involuzione del linguaggio e anche una regressione dell’interazione
sociale, riscontrabile anche attraverso deficit nel contatto oculare.
L’autismo è un problema che investe tre
assi principali: deficit della comunicazione, un deficit connesso
all’interazione sociale e un repertorio limitato, ristretto di interessi e
comportamenti ripetitivi, rappresentati da stereotipie motorie, stereotipie
verbali oppure anomalie sensoriali. Sono molto spesso bambini che anche nel
gioco manifestano atteggiamenti atipici, provando in molti casi una
straordinaria attenzione nei confronti dei dettagli degli oggetti e manifestando
una spiccata ripetitività dei gesti”.
Quanti soggetti affetti da autismo ci
sono in Italia?
“Sicuramente migliaia; le nuove stime
parlano di 1 bambino su 200, quindi di un numero abbastanza significativo e in
aumento a causa di una migliorata qualità della diagnosi precoce e della
valutazione: oggi vengono classificati come autistici molti soggetti che prima
erano classificati in disabilità appartenenti ad altre categorie”.
Sicuramente è un momento estremamente
difficile per i genitori. Nello scorgere queste avvisaglie qual è l’iter
diagnostico da seguire?
“La prima visita alla quale va
sottoposto il bambino è dal pediatra, che può accorgersi o meno della presenza
delle predette anomalie dello sviluppo, ad esempio mi sono capitati diversi
casi di bambini ai quali era stata diagnosticata la presenza di disturbi dello
spettro autistico soltanto dopo la loro partecipazione alle scuole materne. Il
neuropsichiatra poi chiaramente sottopone il bambino ad una visita più accurata
di tipo cognitivo-comportamentale, attraverso un protocollo diagnostico che
prevede test che includono anche le scale di sviluppo per valutare la presenza
o meno di disturbi dello spettro
autistico e anche il livello di “funzionamento” e l’eventuale presenza di altre anomalie”.
L’autismo è una disabilità di origine
genetica?
“Sì, fortemente ad influenza genetica,
anche se ad oggi le ricerche in tal senso sono ben lungi dall’essere concluse.
Sicuramente un bambino che presenta problemi di autismo deve essere sottoposto
anche a visite genetiche per verificare la presenza o meno di anomalie.
Nell’ultimo convegno internazionale sull’autismo, tenutosi al Palacongressi di
Rimini, si è discusso molto di genetica ed autismo: ci sono tantissimi geni che
possono codificare concorrendo a questa disabilità dello sviluppo”.
L’autismo è un tema molto trattato dai
media; secondo te questa materia viene trattata in maniera adeguata e cosa
andrebbe maggiormente detto al riguardo?
“Ancora oggi purtroppo vengono dette
delle cose un po’ strambe riguardo ai trattamenti ed alle cause dell’autismo.
Uno dei miti assolutamente da sfatare è ad esempio quello della cosiddetta
“madre frigorifero”, ossia una madre o comunque delle figure di riferimento che
sarebbero più distaccate sotto un piano affettivo e che in tal modo
causerebbero l’autismo; questa è una delle tante sciocchezze che vengono purtroppo
ancora dette al riguardo. Certo va anche detto che genetica ed ambiente interagiscono
e causano quadri di sviluppo più o meno atipici.
Oltre a quello psicologico e sociale,
anche l’ambiente fisico con i problemi legati all’inquinamento ambientale e le
cause dall’ambiente esterno o intrauterino, questi sono aspetti importanti
riguardo al sano sviluppo degli individui e possono sicuramente interagire con
i fattori genetici e sono importante materia d’indagine degli studi attuali,
assieme anche all’impatto dovuto all’assunzione di determinati farmaci durante
la gravidanza. Queste sono ricerche che a mio avviso i media dovrebbero
trattare con più attenzione, magari divulgando anche le linee guida sui
trattamenti efficaci per l’autismo uscite nel 2011, e questo andrebbe fatto anche
per sfatare i trattamenti assolutamente inefficaci dei quali si sente ancora parlare, come ad esempio quello della
“comunicazione facilitata”. A tal proposito va detto che i trattamenti
comportamentali, soprattutto se intensivi e precoci, supervisionati e mediati
dai genitori, hanno dimostrato una buona efficacia”.
Tu lavori presso un centro per l’autismo
“Una breccia nel muro” che offre trattamenti comportamentali intensivi e
precoci ad approccio ABA (Applied Behavior Analysis - Analisi applicata del
comportamento), in cosa consiste il vostro lavoro?
“ABA è una scienza comportamentale che
si applica come strategia pedagogica per lo sviluppo del bambino mirata al
recupero e al potenziamento delle abilità cognitivo-comportamentali.
A seguito di una diagnosi, che, come dicevamo, va di solito fatta intorno ai tre anni di vita, ma anche prima, il bambino viene sottoposto ad una valutazione funzionale presso uno dei centri specializzati nell’autismo e nelle terapie comportamentali, dove vengono valutate, anche attraverso l’uso di materiale gioco, le capacità imitative del bambino, le sue facoltà del linguaggio, le sue capacità di gioco e le sue autonomie, come il vestirsi o il mangiare con le posate. Il supervisore che prende visione delle capacità del bambino stila un programma d’intervento e, durante il primo mese, il terapista crea e sviluppa un rapporto con il bambino, iniziando a stilare un elenco dei rinforzatori, ossia delle cose che spingono il bambino a lavorare per apprendere delle attività. I rinforzatori possono essere ad esempio all’inizio di tipo alimentare, o rappresentati dal dono di un oggetto tangibile, per diventare sempre più, con la crescita del bambino, di tipo sociale come una lode. Un intervento per risultare efficace deve chiaramente avere un monte ore significativo con un terapista formato sul metodo ABA ed un supervisore che lo possa seguire nel piano terapeutico. Inoltre, la famiglia va fortemente inclusa e formata, perché il genitore deve essere messo in grado di poter gestire, prendersi cura del bambino e soprattutto insegnargli delle abilità, anche in considerazione del fatto che l’efficacia del trattamento è fortemente connessa al suo monte ore e del fatto che in Italia questo trattamento è convenzionato soltanto in alcune regioni e che in tali regioni i ticket convenzionati non coprono l’intero trattamento. Inoltre, l’inclusione del genitore, in quanto figura di riferimento, permette una maggiore efficacia del trattamento stesso. Possiamo dire che il genitore è uno straordinario motivatore naturale. Va detto che ogni caso va analizzato nella sua singolarità, non a caso si parla di autismi e non di autismo.
Ad ogni modo, la terapia, per essere efficace, deve avere questi aspetti: un training intensivo sull’imitazione, sulla comunicazione, soprattutto intesa in senso sociale, sugli interessi ristretti che devono aumentare, sulla gestione dei comportamenti problematici e in alcuni casi deve inoltre prevedere l’uso di strumenti di comunicazione aumentativa-alternativa, ad esempio a bambini di 3, 4 anni che presentano difficoltà a sviluppare un linguaggio verbale va insegnata la modalità di comunicazione anche attraverso la lingua dei segni, oppure attraverso l’adozione di sistemi che prevedono lo scambio d’immagini, come il PECS (Picture Exchange Communication System). La terapia può essere svolta nei centri, ma anche nel contesto domestico e scolastico. In questi due ultimi casi parliamo di una “terapia ecologica”, ossia di una terapia che entra efficacemente nella vita normale del bambino. La formazione del genitore è inoltre molto importante per far si che le abilità apprese nei centri possano acquisire una loro universalità valoriale attraverso l’applicazione quotidiana, nella vita di tutti i giorni”.
A seguito di una diagnosi, che, come dicevamo, va di solito fatta intorno ai tre anni di vita, ma anche prima, il bambino viene sottoposto ad una valutazione funzionale presso uno dei centri specializzati nell’autismo e nelle terapie comportamentali, dove vengono valutate, anche attraverso l’uso di materiale gioco, le capacità imitative del bambino, le sue facoltà del linguaggio, le sue capacità di gioco e le sue autonomie, come il vestirsi o il mangiare con le posate. Il supervisore che prende visione delle capacità del bambino stila un programma d’intervento e, durante il primo mese, il terapista crea e sviluppa un rapporto con il bambino, iniziando a stilare un elenco dei rinforzatori, ossia delle cose che spingono il bambino a lavorare per apprendere delle attività. I rinforzatori possono essere ad esempio all’inizio di tipo alimentare, o rappresentati dal dono di un oggetto tangibile, per diventare sempre più, con la crescita del bambino, di tipo sociale come una lode. Un intervento per risultare efficace deve chiaramente avere un monte ore significativo con un terapista formato sul metodo ABA ed un supervisore che lo possa seguire nel piano terapeutico. Inoltre, la famiglia va fortemente inclusa e formata, perché il genitore deve essere messo in grado di poter gestire, prendersi cura del bambino e soprattutto insegnargli delle abilità, anche in considerazione del fatto che l’efficacia del trattamento è fortemente connessa al suo monte ore e del fatto che in Italia questo trattamento è convenzionato soltanto in alcune regioni e che in tali regioni i ticket convenzionati non coprono l’intero trattamento. Inoltre, l’inclusione del genitore, in quanto figura di riferimento, permette una maggiore efficacia del trattamento stesso. Possiamo dire che il genitore è uno straordinario motivatore naturale. Va detto che ogni caso va analizzato nella sua singolarità, non a caso si parla di autismi e non di autismo.
Ad ogni modo, la terapia, per essere efficace, deve avere questi aspetti: un training intensivo sull’imitazione, sulla comunicazione, soprattutto intesa in senso sociale, sugli interessi ristretti che devono aumentare, sulla gestione dei comportamenti problematici e in alcuni casi deve inoltre prevedere l’uso di strumenti di comunicazione aumentativa-alternativa, ad esempio a bambini di 3, 4 anni che presentano difficoltà a sviluppare un linguaggio verbale va insegnata la modalità di comunicazione anche attraverso la lingua dei segni, oppure attraverso l’adozione di sistemi che prevedono lo scambio d’immagini, come il PECS (Picture Exchange Communication System). La terapia può essere svolta nei centri, ma anche nel contesto domestico e scolastico. In questi due ultimi casi parliamo di una “terapia ecologica”, ossia di una terapia che entra efficacemente nella vita normale del bambino. La formazione del genitore è inoltre molto importante per far si che le abilità apprese nei centri possano acquisire una loro universalità valoriale attraverso l’applicazione quotidiana, nella vita di tutti i giorni”.
Dall’autismo si può guarire o si può
soltanto apprendere a conviverci bene?
“L’autismo è una disabilità del neuro
sviluppo, nella maggior parte dei casi cronica. Un bambino autistico con un profilo,
come si dice in gergo, “ad alto funzionamento” può avere una buona integrazione
sociale, se è ben seguito, partendo dalla terapia infantile fino alla sua
attività lavorativa anche con l’ausilio un tutoraggio, come del resto avviene anche
nell’ambito di altre disabilità. Un bambino con ritardo mentale e difficoltà
che investono anche altre aree dello sviluppo, attraverso le terapie
comportamentali, può anche lui aspirare all’acquisizione di facoltà di
linguaggio; chiaramente anche il linguaggio in questo caso presenterà delle
atipie, soprattutto connesse all’iniziativa verbale, al monitoraggio del
messaggio comunicativo ed al metalinguaggio, e negli ultimi anni, in tal senso
il dibattito scientifico si è fatto davvero molto ampio. In ogni caso, come gli
studi hanno dimostrato, va detto che per assicurare una buona probabilità di
acquisizione e recupero delle facoltà e per permettere poi una vita futura
quanto più possibilmente autonoma, è fondamentale una diagnosi ed una terapia
precoci, fin dai primi tre anni di età”.
Prima abbiamo detto che non c’è un
ticket sanitario che copre l’intera terapia. Un genitore che purtroppo scopre
di avere un figlio affetto da autismo cosa deve fare?
“La prima cosa da fare è sottoporre il
bambino alla visita neuropsichiatrica, e, nel caso di riscontro affermativo,
iniziare quanto prima il trattamento. Nel nostro caso, il trattamento ABA è
possibile svolgerlo, come dicevamo prima, sia nei centri che a casa o a scuola.
Attraverso la mia esperienza posso dire che il ticket sanitario, nelle regioni
che lo prevedono, copre all’incirca la spesa per 10 ore settimanali. Quello che
consiglio alle famiglie è di affidarsi a dei terapisti ben formati; a tal fine
c’è un albo attestante tutti gli analisti del comportamento certificati al
quale bisogna fare riferimento per avere una garanzia di qualità: il Registro
Italiano degli Analisti del Comportamento (RIAC). A molti bambini affetti da
autismo è consigliabile prescrivere anche dei trattamenti riabilitativi di
psicomotricità e logopedia da svolgere presso i centri convenzionati. Un
aspetto fondamentale è accogliere, ascoltare e formare le famiglie. Il prossimo
2 aprile è la giornata mondiale
dell’autismo e, per onorare al meglio tale data, un progetto che stiamo realizzando è l’inaugurazione di un centro di
psicomotricità e logopedia ad approccio ABA, che permetta agli operatori di
apprendere in modo gratuito le teorie e le tecniche comportamentali al fine, in
seguito, di offrire alle famiglie queste competenze in più. Purtroppo una cosa
che ho notato è che nei trattamenti i genitori non sono sempre inclusi, mentre
io credo fortemente nell’importanza dell’inclusione del genitore.
Un genitore ben formato, anche in considerazione dei costi importanti dei trattamenti non sempre e dovunque sovvenzionati dalla sanità pubblica, sarà un genitore in grado di applicare le tecniche comportamentali anche nell’ambiente domestico, assicurando al bambino una terapia appropriata e continuativa”.
Un genitore ben formato, anche in considerazione dei costi importanti dei trattamenti non sempre e dovunque sovvenzionati dalla sanità pubblica, sarà un genitore in grado di applicare le tecniche comportamentali anche nell’ambiente domestico, assicurando al bambino una terapia appropriata e continuativa”.
Indicaci un po’ di testi, siti web e riviste
affidabili ai quali le famiglie possono fare riferimento.
“Ci sono molti libri scritti da genitori
e molti scritti da professionisti e consiglio di leggerli entrambi. Molto
importanti sono anche i testi che trattano l’integrazione scolastica dei bambini
autistici e quelli che trattano la gestione dei comportamenti problematici. Un
testo molto valido è “Verbal Behaviour Approach. Insegnare a
bambini con autismo e disturbi correlati”, scritto da Mary Lynch Barbera. Per
quel che riguarda i siti web, anche in questo caso, oltre ai siti curati da
professionisti ci sono numerosi siti molto validi curati da associazioni di
genitori e siti dove è anche possibile scaricare materiale ABA. Un sito molto
valido è “iocresco.it”, dove è possibile reperire informazioni su iniziative,
tecniche e materiali. Per avere delle direttive istituzionali poi si può
visitare anche il sito del Ministero della Salute che accoglie sezioni
ospitanti materiali e leggi in favore dell’autismo “salute.gov.it”, e per
quello che concerne la ricerca ci sono numerosi siti e riviste, molte delle
quali pubblicate ancora solo in inglese come “Autism Spectrum Disporder”,
“Research in Developmental Disabilities” e “Focus on Autism and Other
Developmental Disabilities”, ma anche ottime riviste italiane come “I disturbi
dello spettro autistico” diretta dal Dr. Michele Zappella, eminente
neuropsichiatra infantile. L’elevato grado di settorialità che contraddistingue
in molti casi le riviste è dovuto al fatto che l’autismo è una disabilità dai
confini molto labili e che investe vari aspetti della salute dell’individuo”.
Da professionista del settore parlaci di
una cosa che desidereresti cambiare e di un tuo desiderio.
“Una cosa che trovo molto ingiusta è che,
come dicevamo prima, non tutte le regioni italiane prevedono copertura
sanitaria per i trattamenti per l’autismo, e questo crea in effetti cittadini
di serie A e cittadini di serie B. Quindi nel mio lavoro cerco di formare le
famiglie e di renderle quanto più autonome possibili ai fini del trattamento.
Il mio sogno, il mio desiderio è che le terapie dimostrate efficaci possano
essere finalmente offerte dalle Asl locali, perché ci sono alcune famiglie
costrette a pagare anche 2000/3000 euro mensili per poter offrire una terapia
appropriata ai propri bambini. Va considerato che non sempre la famiglia ha le
risorse economiche, sociali e psicologiche per affrontare al meglio il
trattamento del bambino; a tal proposito va anche detto che, data l’incidenza
genetica dell’autismo, ci sono purtroppo molte famiglie che devono assicurare
il trattamento a più figli. Insomma c’è ancora tanto da fare e mi auguro che
finalmente le Asl ed i servizi territoriali possano in un futuro quanto più
prossimo offrire il quantum di ore necessarie per la terapia comportamentale
del bambino e mi auguro altresì che tali terapie possano sempre più trovare
spazio nell’ambiente domestico ed in ambito scolastico, al fine, come dicevamo
prima, di assicurare la terapia in contesti “ecologici” e naturali per il
bambino. L’ultima cosa che consiglio alle famiglie è di confrontarsi con gli
operatori e con le altre famiglie al fine di potersi creare una rete
informativa e solidale, che in taluni casi può portare anche ad un
associazionismo di tipo politico: a tal proposito va ricordato che molte
battaglie in Senato sono state portate avanti proprio da queste associazioni
familiari”.
Invitiamo
i lettori che sono interessati a vedere la video-intervista dalla quale è stato
tratto il presente articolo a visitare il nostro canale Youtube: youtube.com/user /PeriodicoLoStrillo o
a digitare l’url: https://www.youtube.com/watch?v=MiCFwyFIImk
Luigi
Ventriglia
(Periodico “Lo Strillo”, marzo - aprile 2015)
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