Las Águilas - Rimedi per l’imminente fine del mondo - Altro che Bugarach! (mio articolo pubblicato dal Mensile "Lo Strillo", lo scorso anno - nel Gennaio 2012)


In questi ultimi tempi siamo stati sin troppo spesso costretti a subire programmi televisivi e pubblicazioni interamente riguardanti l’ipotetica e, a dire di qualcuno, imminente fine del mondo che, secondo il termine del calendario Maya, sarebbe fissata al 21 dicembre 2012. Così abbiamo assistito alla crescita esponenziale dei prezzi delle case di Bugarach, uno sperduto paesino francese di 176 abitanti  a ridosso della catena pre-pirenaica dei Corbières, che, secondo alcune confuse leggende, sarebbe l’unico luogo dove poter scampare alla catastrofica fine, e anche assistito a tante altre vere e proprie speculazioni finanziarie forse promosse da chi, lontano dal credere alla fine del mondo, crede invece “comme d’habitude” al cominciamento di affari redditizi a tutto discapito dei più creduloni.

Fra le tante ripercussioni scatenate dalla fatidica profezia maya ce n’è una che, a mio avviso, è davvero degna di nota. In Messico, un gruppo di italiani ha edificato“Las Águilas”, una cittadina fortificata che i media locali hanno subito definito “Il villaggio dell’apocalisse”. Tale “fortaleza” sorge su un’area di circa 800 ettari vicino alla cittadina di Xul (che, secondo il linguaggio degli antichi Maya, significherebbe “ultimo luogo”), situata sulla via per Yaxachén, a metà strada tra Merida e Campeche, fra la fittissima vegetazione dello Yucatan del sud.

Si tratterebbe di  38 facoltose famiglie italiane facenti parte di un’associazione dalle forti connotazioni esoteriche chiamata “Quinta Essencia”. Pur se sarebbe più corretto parlare di setta, gli appartenenti preferiscono definirla “associazione”, essendo in Messico illegali e duramente perseguite tutte le sette religiose non ufficializzate. Ufficialmente “Quinta Essencia” si occuperebbe della tutela dell’equilibrio ecologico e di piante rare o in via d’estinzione ospitate all’interno dell’esclusivo ed elitario resort, forse anche per questo alcuni giornali locali hanno ribattezzato la zona come “La nuova Arca di Noè” ma la realtà sembra essere un'altra, e qui la storia assume tratti abbastanza allarmanti: il villaggio appare come un luogo inespugnabile, dove nessuno, eccetto i membri della comunità, può accedere. Gli abitanti del luogo parlano di sentinelle armate che presiedono 24 ore al giorno i varchi di accesso.

Sorpresi dalla stranezza delle costruzioni e dall’estrema riservatezza degli italiani proprietari della struttura, molte persone hanno richiesto l’intervento delle autorità locali per una verifica sulla regolarità dell’operazione. Gli agenti del Servizio immigrazione messicano sembrano siano gli unici ad aver potuto visitare il luogo, controllando i visti di 13 uomini d’origine italiana, 7 dei quali divenuti cittadini messicani. I nativi mostrano paura a parlare e chi ha lavorato al progetto ha mantenuto il più oscuro riserbo, comunque si esclude che si tratti di una roccaforte della criminalità organizzata proprio per la particolarità del progetto.

L’unica ad aver rilasciato dichiarazioni alla stampa locale è l’architetto del progetto, Karina Pérez Valle che ha detto che nessuno è autorizzato ad entrare nel villaggio e ha inoltre dichiarato “Gli italiani non stanno pensando che ci sarà la fine del mondo, solo che ci saranno molti disastri naturali, temperature elevate, tra i 45 e i 50 gradi centigradi e inondazioni, motivo per cui stanno creando il loro spazio dove vivere e proteggersi”. L’architetto ha aggiunto che i responsabili del progetto sono uno psicologo ed un ricercatore di origine italiana, i quali attualmente si troverebbero a Veracruz in “totale meditazione” e che si trasferiranno nelle loro nuove abitazioni nei prossimi mesi.

Da vari sopralluoghi aerei si è potuto costatare che i lavori sono oramai quasi terminati e si evince la presenza di 22 edifici, dei quali 16 villette all’apparenza identiche unite da una strada che forma un triangolo equilatero, di un edificio di forma circolare e dimensioni maggiori rispetto a tutti gli altri, di un lago artificiale e di una statua della dea greca Atena situata proprio al centro del complesso.

Secondo la gente del luogo, le case degli italiani avrebbero la pretesa di resistere a qualsiasi tipo di catastrofe con muri esterni di 60 centimetri di diametro e a doppia parete. Qualcuno ha parlato di tunnel e rifugi sotterranei muniti di porte antipanico, di vasti magazzini per le riserve alimentari, di un laboratorio, di aree adibite alla coltivazione e di un sistema elettrico termo-solare  in grado di rendere il villaggio totalmente autosufficiente.

Magari chissà, una volta scampato il pericolo della fine del mondo, potremmo far rientrare in patria quegli “illuminati” ed invitarli ad “iniziare” i nostri amministratori sulla preziosissima e segreta arte della celerità dei lavori.
Ora, come diceva Qualcuno, una domanda mi nasce spontanea: ma siamo poi davvero sicuri che quegli italiani siano fuggiti per scampare alla fine del mondo, oppure si sono rifugiati all’altra parte del pianeta per salvarsi dalla nuova manovra economica?


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