Il copyright sulle foto ai monumenti... e l'Europa sfida l'assurdo
L’Unione
Europea negli ultimi vent’anni ne ha fatte di leggi assurde, ma
probabilmente questa è l’apice della follia: il copyright sulle foto ai monumenti. Il voto definitivo si terrà a
breve, il 9 luglio prossimo, ma se la legge dovesse passare sarebbero guai per
tutti gli appassionati di fotografia che vorrebbero ricavare qualche spicciolo
dai propri scatti. La nuova proposta di legge prevede che il copyright su ogni
monumento o edificio di un certo rilievo “appartenga” a chi l’ha progettato,
dunque al suo architetto. Se una persona volesse fotografarlo per poi
pubblicare la propria foto su una cartolina, un depliant, un giornale o persino
su un blog con banner pubblicitari rischia una sanzione salata per la
violazione del copyright.
Come funziona la legge del copyright sulle foto ai
monumenti
Secondo tale legge infatti, essendo i diritti d’immagine nelle mani di
chi l’opera l’ha progettata, prima di poter pubblicare la foto di un palazzo
imponente o di una delle tante opere architettoniche che fioriscono in questo
periodo, bisognerebbe contattare colui che l’ha progettata per chiedere
l’autorizzazione alla pubblicazione, pagando per poter pubblicare la foto. E non cambia molto se la
foto è fatta all’interno di un edificio privato o all’esterno, da una strada
pubblica. Nei Paesi in cui vige la libertà d’espressione come Stati Uniti e
Gran Bretagna per esempio, esistono leggi che stabiliscono proprio la libertà
di fotografare ciò che si vuole, se esposto in pubblico, e pubblicarlo ovunque
si voglia. In Europa potrebbe non essere più così.
In caso di sì del Parlamento di Bruxelles, un piccolo
tipografo che stampa cartoline, un blogger che guadagna qualche centinaio di
euro con Adsense, o persino i fotografi che mettono le proprie foto senza
copyright su Wikipedia, prima di poter pubblicare i propri scatti dovranno
chiedere un’autorizzazione scritta e
firmata a chi quell’opera architettonica l’ha realizzata. E finché
si tratta dell’ultimo grattacielo di Londra o di un’opera fantasiosa di
Berlino, forse l’unico problema potrebbe essere linguistico; ma se una persona
volesse fotografare il Colosseo diventerebbe piuttosto difficile contattare un
architetto morto un paio di millenni fa.
La situazione si fa ancora più intricata oggi, con i
social network, dato che milioni di turisti scattano foto ricordo delle proprie
vacanze per poi pubblicarli su Facebook
o Instagram. In questo caso il legislatore dovrebbe indicare come
comportarsi perché il singolo utente non guadagna nulla dalla pubblicazione, ma
sui social ci sono le pubblicità. Per questo anche i profili personali
potrebbero subire delle restrizioni.
Le reazioni degli esperti alla legge sul copyright
sulle foto ai monumenti
Contattati esperti del settore, avvocati e persino gli
stessi architetti, la risposta che hanno dato più o meno tutti è stata: “è
assurdo”. Esistono già oggi delle leggi simili in molte parti d’Europa. Per
esempio in Francia è possibile fotografare la Tour Eiffel di giorno, mentre di notte c’è il copyright (per
via dei giochi di luce); in Italia invece vige ilcodice Urbani che mette il copyright sui paesaggi cittadini.
In entrambi i casi chi scatta una foto deve soltanto chiedere l’autorizzazione
all’amministrazione comunale per pubblicarla, non c’è bisogno di ottenere una
delega al copyright da parte dell’archistar di turno, o pagare qualche tassa.
La più arrabbiata di tutte è la deputata che aveva
proposto la legge. Si chiama Julia
Reda del MEP, è tedesca, e nelle sue intenzioni la legge sarebbe
dovuta essere letteralmente l’opposto: proprio perché esistono tante leggi
diverse nell’Unione Europea, voleva unificarle tutte stabilendo che qualsiasi
opera che sia permanentemente allocata in un luogo pubblico poteva essere
liberamente fotografata da chiunque. Invece un emendamento presentato dalla
fazione opposta (socialisti, popolari e liberali) ha inserito la clausola che,
per poter pubblicare una foto di un monumento per scopi commerciali, ci
dev’essere la necessità di chiedere l’autorizzazione preventiva agli autori. Il
motivo è che, secondo questi deputati, colui che ha progettato l’opera deve
guadagnarci anche sulle immagini.
Come sempre è già partita una petizione su Change.org per
abolire questa legge. La petizione ha già raggiunto 4000 firme in 24 ore, al
momento è già quasi a 50 mila, e se dovesse passare siamo sicuri che le
adesioni si moltiplicherebbero ulteriormente.
Fonte:
The Indipendent
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