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Visualizzazione dei post da 2019
Troveremo il luogo, troveremo il tempo
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Troveremo il luogo, troveremo il tempo per gli abbracci perfetti, senza il dover avere, senza il dover dare. Troveremo la bocca della clessidra per le parole che non ci siamo detti, senza richieste, senza perché, sorrisi e lacrime, saranno come la musica di una canzone bella; e allora gli ultimi istanti forse non saranno più gli ultimi; il cuore batterà forte senza più corse, senza più richieste, soltanto per essere ascoltato. Torneremo più forti noi e torneranno più forti i nostri sorrisi in quel luogo che forse non esiste, dove, persi nei giorni, nel caos, ad occhi chiusi, vanno a finire le nostre preghiere.
Briciole di pane e vino rosso
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Briciole di pane e vino rosso, due sguardi che s’incontrano dopo tempo. Amici, la felicità non ha scadenza, non ha tempo, non è mai troppo tardi per un sorriso che accenda la strada come il sole fa in un giorno d’agosto. Silenzioso testimone dei vostri sguardi timidi, che commozione, te tenerezza la vostra paura. Le parole si perdono coperte dalla vita delle risate, dei giochi dei vostri bambini, doni inestimabili di tutto ciò che vi ha separato. Amici miei non è mai troppo tardi per essere felici. Quanta tenerezza, quanta poesia nei vostri sguardi bassi, nei vostri discorsi impauriti, lasciati nudi nel vento del tempo, come quasi sussurri.
Quasi un bacio
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Lunghi capelli ricci, neri, e pelle candida. La mia lingua come cucchiaio per il tuo sudore. Sussurri che sanno di albe e di morte, suono di felicità, umidità sputata nel vento giallo di un pomeriggio indistinto, silenzioso. Soltanto un attimo fa la tua pelle sapeva di sapone, ora ha già accolto il canto di mille storie più vere di quelle fatte di parole. Il cuscino si fa sponda per il sale delle tue lacrime che si lasciano cadere dagli scogli pendenti dei tuoi grandi occhi neri, e per la saliva di un tuo sorriso che, improvviso, invade la piccola stanza come canto profumato. Come si fa a non amare il silenzio quando c’è un cuore che batte come il galoppo di un funerale maestoso, come rollio di tamburi di un banchetto cannibale. Improvvisi come meteore non sappiamo di futuro, non sappiamo di passato e nemmeno di presente; siamo soltanto di quest’attimo, un soffio d’alito che vorrebbe raccontarci, nostro figlio fatto d’emozione,
Come un vichingo con il mal di mare
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Voglia di fuggirmene via, lontano, oltre le imposte impolverate di questo edificio, verso quella strada, quel sole nascosto dalle carte, per abbracciare un lavoro mio, per voglia di svegliarmi con un sorriso e di addormentarmi stanco con un altro sorriso. Come vichinghi con il mal di mare, quanti lavori non nostri siamo costretti a svolgere, quante mani da stringere, e nel modo giusto, quanti sorrisi di cartapesta, quanti coltelli profumati al sapore di gomme per cancellare, quanto cuore spento. E così ci dimentichiamo la vita e abbracciamo storditi e grati la sopravvivenza.
Solo a due chilometri dal mare
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Qualche anno fa, da giovanissimo, pomeriggio di mutande e piedi nudi, sul pavimento polveroso di casa, ai confini di un agosto di città, eterno, silenzioso, atroce come parole non dette, come baci non dati. In lontananza, il sibilo assordante di un aereo che prendeva il volo, vicino, il tintinnio inesistente di un uccello sulla ringhiera, tra le piante, sul balcone, tra il giallo, l’arancione e il blu di un sole nascosto. Pomeriggio da non pensare, da non avere passato, futuro e sogni, da schiaffarsi in faccia un sorriso, finto o vero, che importa; da prepararsi una valigia zingara e partire!
Un sorriso, i tuoi occhi all’improvviso
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Una volta, tanto tempo fa t’incontrai in una notte di stelle; c’era il vento ad accarezzare i tuoi capelli corti e, dall’altra parte del mondo, il sole appena fuggito, a riscaldare i miei sogni infiniti, eppure ancora bambini. Ho dimenticato, ho dimenticato tutto, eppure ricordo ancora la tua danza nel vuoto, sospesa nell’aria che si confondeva col mare. Angelo senz’ali e senza luce, di quelli che piacciono agli umani, chissà dove sei, chissà come stai, chissà qual è adesso il nome che porti. Agosto ruggiva e noi, sicuri della nostra gioventù, lo denigravamo. Ho dimenticato, ho dimenticato tutto, eppure, eppure ricordo ancora, come se fosse ora un sorriso, un istante preciso, i tuoi occhi all’improvviso, capaci di un mare salato e di mille giorni di sole.
A volte sogno...
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A volte sogno dei nostri passi sulla sabbia umida di una spiaggia nascosta alla fine di un’estate, persa in una notte infinita. Bevo il mare dalla tua bocca, ascolto le nostre voci ansimanti, vergognate, silenziose e, come musica, i discorsi dei pescatori che stanno già preparando le reti nella tarda sera ischitana. Ora inizio a capire perché le mani raggrinzite amano stringere. Quando e se sarò davvero vecchio, quando e se sarò davvero saggio, l’unico insegnamento che potrò dare ai giovani sarà finalmente soltanto uno: Quant’è breve la vera gioventù!
Come formiche
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Come formiche che si trascinano un pezzo di pane più grande delle loro necessità vi ho visto spegnere mille sorrisi, sputare in faccia alla felicità, calpestare mille volte il fiore della poesia, rinnegare la ricchezza degli attimi, cancellare, coprire con profumi violenti, con capi colorati, con sorrisi isterici, l’inesorabilità del tempo, la giustizia universale della morte. Come illusi di egoismo eterno, vi ho visto recidere la vita ancora prima che nascesse, acquistare oggetti complicati e costosi per poter coprire le vostre colpe le vostre distrazioni e disattenzioni. E non avevate neanche la faccia di un nemico che si possa rispettare, eravate maschere di sorriso prima di attaccare, di ferire. Come bambini che si coprono gli occhi per nascondersi, per non accogliere la magica poesia del limite e delle vostre umanità vi siete dovuti inventare mille dei, mille storie che vi convincessero almeno per qualche millennio, quando bastava ap
Fotografia paranormale o del pensiero
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Qualche giorno fa, leggendo un'interessante opera sulla parapsicologia del compianto professor Massimo Inardi, mi sono imbattuto in un paragrafo che forse potrà interessare gli amanti della fotografia come me. Per carità non credo molto nel paranormale, ma mi interessano molto le sperimentazioni in campo fotografico e quello che negli anni si è fatto con l'ausilio della fotografia in molti campi. Il seguente brano è tratto da: "Massimo Inardi, L'ignoto in noi, Sugar ed., Milano, 1973".
Abbandonammo la casa paterna...
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Abbandonammo la casa paterna e fummo da essa abbandonati per raggiungere i luoghi agognati, oltre le palpebre di sole e di sale, chiuse in lontani giorni d’agosto. Trovammo tante ragazze già conosciute in lontani sogni soltanto, amici che non immaginavamo, tante emozioni, nuove, sconosciute, forti in quanto antichissime; e ci ritrovammo, palpebre chiuse di sole e di sale, in attesa di nuove emozioni e dei nuovi giorni.
Come cuore sospeso
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Come cuore sospeso, sospiro perso nella nebbia del freddo mattino, oltre un fuoco, il tuo sguardo ai margini di una strada. Un deposito abusivo di pneumatici come orizzonte di un sogno. Senza quasi più poesia! È difficile ricucire i lembi dei fogli laceri, e col tempo si sono dimenticate le parole; restano forse soltanto le congiunzioni, ago e cotone per i sogni lontani.
Mille parole nel vento (In vendita su Amazon/libri)
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In vendita su Amazon / libri (euro 1,99) Non ho mai scritto un diario segreto, perché non amo i segreti e non amo scrivere per me, lo trovo inutile. Vi porgo questa mia breve e semplice raccolta di poesie, che chiamerei più pensieri levigati; levigati, ma sempre veri, diretti, come prove a me stesso e a chi mi leggerà di aver avuto la fortuna di vivere istanti e giorni che hanno saputo lasciare una loro traccia.
Nel ricordo indelebile degli ultimi giorni di mio Padre
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Senza alcun compromesso, talvolta senza sorrisi, né lacrime, all’improvviso, o dopo tanto tempo, con tutta la vita davanti, o senza ricordi, senza gli innumerevoli successi, senza nemmeno l’ultimo fallimento, senza motivo e con tutte le motivazioni che ne daranno, senza un domani, o con le porte del Paradiso spalancate; anche a cent’anni, si nasce bambini e si muore bambini.