Napoli velata, la mostra fotografica di Oreste Pipolo

Il 4 febbraio è stata inaugurata la mostra fotografica “Napoli velata” del noto fotografo partenopeo, Oreste Pipolo scomparso due anni fa.

Le opere saranno in mostra fino al 18 febbraio nelle suggestive sale del complesso monumentale San Severo al Pendino in Via Duomo 286, Napoli.

Le figlie del famoso fotografo, Miriam e Ivana, hanno organizzato questa mostra per esporre al pubblico le meravigliose e suggestive immagini tratte dall’ultimo progetto del famoso fotografo “Napoli velata”, illustrato anche dal giornalista Domenico Iannaccone nella puntata “Spaccanapoli” andata in onda su Rai3 all’interno della trasmissione “I dieci comandamenti”, andata in onda il 26 settembre 2014.

Come scrive lo stesso Domenico Iannaccone nella prefazione del libro “Napoli velata”: “Pipolo è il fondatore di un neorealismo fotografico che unisce indissolubilmente il rito del matrimonio alle persone. (…) Così il velo bianco, l’oggetto puro che simbolicamente rappresenta il matrimonio, diventa elemento di protezione degli esseri umani e delle cose.”

Libro "Napoli velata", Rogiosi Editore, euro 18,00 (Disponibile anche come ebook)


A questo progetto ha preso parte anche il regista Matteo Garrone il quale realizzò il documentario “Oreste Pipolo: fotografo di matrimoni”. 

“ ‘Napoli velata’ allude tanto alla ‘Peste’ narrata da Curzio Malaparte quanto al Cristo in marmo di Giuseppe Sanmartino, che illumina una città che sopravvive tra desideri e tragedie”.
"Ogni singola foto – come spiegava Oreste Pipolo - è già una scelta di visuale e, quindi di visione. Spesso anche di denuncia, come accade nelle immagini relative alle rovine del museo di Città della scienza o allo stato di abbandono di alcune sculture e fontane della città di Napoli.

Da queste immagini è possibile addirittura rievocare il pensiero di Schopenhauer. Il filosofo affermava che il vero mondo si nasconde agli occhi dell'uomo. Il mondo vero si trova proprio dietro un velo. Questo velo è, appunto, il metafisico ‘velo di maya’.”

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