Isis - Il bilancio di un venerdì di terrore

37 vittime in Tunisia, 30 in Somalia, 25 in Kuwait e un uomo decapitato in Francia. Questo è quello che accadeva ieri mentre in Europa si parlava di debiti da saldare e di migranti da accogliere.

In Tunisia uomini armati di armi automatiche hanno sparato ripetutamente in un resort nei pressi della città costiera di Sousse trucidando i turisti sulla spiaggia e alcuni uomini del personale.

In Somalia, A Leego, a Nord-Ovest di Mogadiscio, gli Al-Shabaab hanno colpito una base della missione dell’Unione Africana, gestita da circa 100 soldati del Burundi, causando almeno 50 vittime.


In Kuwait l’Isis ha inaugurato la sua vile strategia di sangue: un uomo si è fatto saltare in una moschea sciita di Kuwait City causando 25 morti e 202 feriti (un bilancio ancora parziale).

In Francia è stato colpito l’impianto di gas industriale Air Products di Saint-Quentin-Fallavier, nei pressi di Lione. Il presidente François Hollande, nel corso di una breve conferenza, ha chiaramente parlato di attacco terroristico di matrice islamica:  “Non abbiamo dubbi sul fatto che volessero far saltare l'intero complesso industriale”.

All’interno del complesso industriale è poi stato rinvenuto il corpo decapitato del datore di lavoro del presunto attentatore, il gestore di una società di trasporti che si trovava nell'impianto per una consegna. La sua testa è stata trovata infilzata su una recinzione del complesso ricoperta di scritte in arabo.

Yassin Salhi è stato identificato come l'autore dell’attacco e, a seguito di un blitz condotto nel quartiere periferico Saint-Priest di Lione, è stato fermato con la moglie e la sorella. Oggetto di perquisizione anche l’abitazione di un terzo uomo residente a Saint-Quentin-Fallavier.

L’Isis è senza alcun dubbio una piaga da combattere attraverso ogni mezzo con estreme urgenza e determinazione. Servono risposte militari ed ideologiche. L’Occidente deve abbandonare i suoi particolarismi e ribadire con determinazione e orgoglio le sue conquiste sociali, ottenute attraverso secoli di sacrifici e di progressi compiuti dai suoi popoli, e l’Islam deve combattere la sua battaglia ideologica e affermare con altrettanti determinazione e orgoglio le proprie istanze di libertà e progresso. È innegabile che proprio dall’islam europeo siano partiti migliaia di combattenti che sono andati ad infoltire le schiere dei fondamentalisti in Siria ed in Iraq.

Per combattere il male non servono muri, ma netti confini ideologici più forti degli interessi particolari dei singoli popoli e delle singole correnti politico-ideologiche.

Luigi Ventriglia

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