Breve intervista ai due giovani protagonisti del film ''L'intervallo'' di Leonardo Di Costanzo
Napoli, 5 Settembre 2012 - Subito dopo la prima del film "L'intervallo" di Leonardo Di Costanzo tenutasi al cinema Delle Palme abbiamo ascoltato le parole dei due giovanissimi co-protagonisti, Francesca Riso e Alessio Gallo.
Questa ultima pellicola di ambientazione tutta partenopea (una produzione Tempesta e Rai Cinema in collaborazione con Amka Films Productions, RTSI Televisione Svizzera, Zdf e Arte France) ha riscosso un enorme successo da parte della critica al Festival del Cinema di Venezia nell'ambito della sezione "Orizzonti"; davvero notevole è stata anche la eco della carta stampata e dei media.
Ad affiancare il regista del lavoro di sceneggiatura anche Mariangela Barbanente e Maurizio Braucci (uno degli sceneggiatori di "Gomorra "di Matteo Garrone).
Come dichiarato dallo stesso regista, "L'intervallo", girato quasi interamente negli spazi deserti dell'ex Ospedale psichiatrico "Leonardo Bianchi", è un film sulla volontà di sopruso e non tanto sulla camorra e su Napoli. Quello che traspare maggiormente è la denuncia di una mentalità camorristica e della volontà di sopruso propria della criminalità intesa in senso lato. La trama semplice sa svelare una profonda complessità psicologica. Un ragazzo (Salvatore) e una ragazza (Veronica) e un grande spazio vuoto. Veronica è stata segregata dalla camorra e a Salvatore è stato imposto il compito di farle da carceriere. L'incontro forzato dei due giovani protagonisti genera un discorso poetico fatto di poche parole e sentimenti di affinità e complicità.
Il regista Leonardo Di Costanzo, originario di Barano d'Ischia, vive tra Napoli e Parigi, dove insegna tecniche cinematografiche. Dopo la laurea all'Orientale con una tesi in storia delle religioni, nei primissimi anni '80 approda sulle rive della Senna con il desiderio di continuare i suoi studi antropologici. Si iscrive così agli Ateliers Varan, fondati nel 1981 da Jean Rouch, con lo scopo di fare del "Cinema vérité" per indagare soprattutto la realtà dei Paesi ex-coloniali.
Di Costanzo è molto noto soprattutto in Francia per i suoi numerosi documentari, i suoi "frammenti di realtà", trasmessi dalle emittenti di molti paesi europei.
Nel 1987 il suo primo documentario "Margot e Clopinette": in un piccolo appartamento all'11° arrondissement il regista intervista Margot, una donna di ottant'anni originaria della Dordogna che per anni ha svolto il lavoro di cameriera a Parigi e ora, restata sola, cura Clopinette, un uccellino claudicante. Ne scaturisce un discorso poetico di 22 minuti che affronta i temi della quotidianità, della vecchiaia ma anche della sessualità. Nel 1998 firma "Prove di Stato", un documentario su una giornata pubblica di Luisa Bossa, allora sindaco di Ercolano, la quale viene presa d'assalto da tassisti, questuanti ed anche camorristi. Nel 2006 gira il film documentario "Odessa", sulla nave russa che per anni è stata ferma al molo San Vincenzo di Napoli. Un film atipico quasi senza parole, che parla di un equipaggio costretto a marcire in un luogo asfittico in attesa di un ritorno alla normalità.
Questa ultima pellicola di ambientazione tutta partenopea (una produzione Tempesta e Rai Cinema in collaborazione con Amka Films Productions, RTSI Televisione Svizzera, Zdf e Arte France) ha riscosso un enorme successo da parte della critica al Festival del Cinema di Venezia nell'ambito della sezione "Orizzonti"; davvero notevole è stata anche la eco della carta stampata e dei media.
Ad affiancare il regista del lavoro di sceneggiatura anche Mariangela Barbanente e Maurizio Braucci (uno degli sceneggiatori di "Gomorra "di Matteo Garrone).
Come dichiarato dallo stesso regista, "L'intervallo", girato quasi interamente negli spazi deserti dell'ex Ospedale psichiatrico "Leonardo Bianchi", è un film sulla volontà di sopruso e non tanto sulla camorra e su Napoli. Quello che traspare maggiormente è la denuncia di una mentalità camorristica e della volontà di sopruso propria della criminalità intesa in senso lato. La trama semplice sa svelare una profonda complessità psicologica. Un ragazzo (Salvatore) e una ragazza (Veronica) e un grande spazio vuoto. Veronica è stata segregata dalla camorra e a Salvatore è stato imposto il compito di farle da carceriere. L'incontro forzato dei due giovani protagonisti genera un discorso poetico fatto di poche parole e sentimenti di affinità e complicità.
Il regista Leonardo Di Costanzo, originario di Barano d'Ischia, vive tra Napoli e Parigi, dove insegna tecniche cinematografiche. Dopo la laurea all'Orientale con una tesi in storia delle religioni, nei primissimi anni '80 approda sulle rive della Senna con il desiderio di continuare i suoi studi antropologici. Si iscrive così agli Ateliers Varan, fondati nel 1981 da Jean Rouch, con lo scopo di fare del "Cinema vérité" per indagare soprattutto la realtà dei Paesi ex-coloniali.
Di Costanzo è molto noto soprattutto in Francia per i suoi numerosi documentari, i suoi "frammenti di realtà", trasmessi dalle emittenti di molti paesi europei.
Nel 1987 il suo primo documentario "Margot e Clopinette": in un piccolo appartamento all'11° arrondissement il regista intervista Margot, una donna di ottant'anni originaria della Dordogna che per anni ha svolto il lavoro di cameriera a Parigi e ora, restata sola, cura Clopinette, un uccellino claudicante. Ne scaturisce un discorso poetico di 22 minuti che affronta i temi della quotidianità, della vecchiaia ma anche della sessualità. Nel 1998 firma "Prove di Stato", un documentario su una giornata pubblica di Luisa Bossa, allora sindaco di Ercolano, la quale viene presa d'assalto da tassisti, questuanti ed anche camorristi. Nel 2006 gira il film documentario "Odessa", sulla nave russa che per anni è stata ferma al molo San Vincenzo di Napoli. Un film atipico quasi senza parole, che parla di un equipaggio costretto a marcire in un luogo asfittico in attesa di un ritorno alla normalità.
Luigi Ventriglia (Mensile "Lo Strillo")
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